La deriva puritana della Generazione Z: sicurezza, controllo e la nuova etica del comportamento
- Dott.ssa SerenaTomassetti
- 13 mag
- Tempo di lettura: 5 min

Generazione Z. I nati tra il 1997 e il 2012. Nell’immaginario collettivo li associamo a valori di progressismo, inclusività e apertura mentale. Li percepiamo maggiormente sensibili ai cambiamenti climatici e ai diritti civili, ma forse ci sta sfuggendo qualcosa di molto importante.
Negli ultimi anni, psicologi, educatori e studiosi della cultura giovanile hanno osservato un fenomeno che sembra paradossale: negli atteggiamenti della Generazione Z si sta delineando una crescente tendenza verso il controllo morale, il giudizio etico severo e un’ipersensibilità verso tutto ciò che può risultare problematico o offensivo. Alcuni parlano di nuovo puritanesimo o di “ansia morale digitale”. La generazione considerata la più progressista e aperta della storia sta avendo una deriva puritana negli atteggiamenti e nei valori. Ma in che senso “puritana”? E perché questa tendenza sta emergendo proprio ora?
La Nuova Moralità: Empatia Come Comando
La Generazione Z ha ereditato un mondo segnato da crisi globali: cambiamenti climatici, pandemie, guerre e disinformazione digitale. In risposta a questa instabilità è emerso un profondo bisogno di sicurezza, non solo fisica ma anche emotiva e sociale. Molti giovani sembrano adottare una nuova forma di etica fortemente centrata sulla sicurezza emotiva, sul rispetto linguistico e sul rigore dei comportamenti relazionali. Il rispetto per l’altro, l’attenzione al consenso, il rifiuto dell’ironia offensiva o dell’ambiguità possono però, in alcuni casi, diventare rigidi codici morali da far rispettare.
Non si tratta più semplicemente di “essere gentili”, ma di aderire a un ideale etico molto strutturato: chi sbaglia viene segnalato, criticato o escluso. Il concetto di “errore tollerato” tende a sparire. Questa dinamica ricorda, almeno in parte, il moralismo puritano di epoche passate, seppure travestito da progressismo.
Secondo Jonathan Haidt, psicologo sociale e autore de “The Coddling of the American Mind” (2018), molti giovani crescono in ambienti educativi e culturali che enfatizzano l’evitamento del disagio e la protezione dalle esperienze “triggering”, cioè quelle che attivano emozioni spiacevoli o traumatiche. Questo produce quella che Haidt e Lukianoff definiscono “fragilità emotiva appresa”, cioè la convinzione che l’esposizione a contenuti sgradevoli debba essere evitata a tutti i costi.
La Cultura del Trauma e del Linguaggio Sicuro
La Generazione Z è anche la prima generazione cresciuta con un vocabolario terapeutico interiorizzato: termini psicologici come trauma, trigger, narcisismo, gaslighting, safe space sono usati quotidianamente, spesso veicolati dai social media e creando un’iperconsapevolezza del trauma. Se da un lato questa alfabetizzazione emotiva aiuta a riconoscere dinamiche tossiche, ma può anche avere effetti collaterali: la patologizzazione della fragilità, la tendenza a interpretare ogni conflitto come tossico, e la convinzione che evitare il disagio sia un diritto. Si rischia di instaurare una nuova forma di censura sociale.

Come scrive Angela Nagle in Kill All Normies (2017), “il linguaggio del trauma può trasformarsi in uno strumento di esclusione e di purificazione morale”, dove chi commette anche un errore linguistico involontario viene escluso, segnalato, etichettato. Le piattaforme sociali incentivano questa dinamica di controllo sociale estremo: ci si muove online con cautela, temendo di urtare la sensibilità di qualcuno e seguendo regole informali, molto rigide: l’errore genera indignazione e — anche se banale — può diventare virale.
Consenso, sessualità e giudizio sociale: la libertà sotto sorveglianza
Un altro terreno dove si manifesta questa deriva è la sessualità. La Generazione Z è stata giustamente educata all’importanza del consenso, ma questa attenzione si è trasformata, in certi casi, in una sorveglianza quasi maniacale delle interazioni intime.
Contrariamente alla percezione comune, alcuni studi, come quello pubblicato sul Journal of Adolescent Health (2021), indicano che i Gen Z iniziano più tardi la vita sessuale rispetto ai Millennials, riportano maggiore insicurezza e meno desiderio spontaneo. L’ideale di un consenso totale, esplicito, continuo e verificabile, nato per proteggere e rispettare, rischia di trasformarsi in un processo ansiogeno, che toglie spontaneità e rende la dimensione erotica simile a un contratto legale.

Come osserva la sociologa Eva Illouz in Hardcore Romance (2012), “la regolamentazione del desiderio è diventata una forma di protezione, ma anche di ansia sociale”. Questa tendenza è coerente con un modello relazionale basato su regole molto rigide: ogni gesto deve essere esplicitato, ogni dinamica sorvegliata. L’intento è proteggere — ma il risultato può essere un clima di diffidenza e di paura.
In questo scenario, la “libertà sessuale” è ancora presente, ma subordinata a un insieme di norme rigide: chi non è perfettamente in linea con esse può essere percepito come pericoloso. La libertà viene filtrata attraverso il controllo e spesso giudicata negativamente.
Psicologia del Controllo: una reazione all’incertezza
Perché nasce tutto questo? Il bisogno di moralità rigida è una risposta adattiva a un mondo percepito come caotico. Crescere in una realtà percepita come instabile, ingiusta e minacciosa può spingere a creare microcosmi ordinati e regolati, dove ogni comportamento è codificato e la possibilità dell’ambiguità è ridotta al minimo. La psicologa Jean M. Twenge, autrice di iGen (2017), evidenzia come la Generazione Z mostri livelli record di ansia, depressione e autoisolamento. In un simile scenario, la ricerca di regole chiare e codici di comportamento condivisi può offrire un senso di stabilità e controllo identitario.
In questo senso, la “deriva puritana” della Gen Z è una reazione difensiva. L’etica inflessibile e iper-morale è, forse, una risposta all’angoscia diffusa: se tutto è regolato, se ogni parola è sorvegliata, allora forse il mondo diventa più prevedibile. Ma a quale prezzo?
Questa nuova etica, apparentemente orientata al rispetto, può degenerare in un nuovo tipo di conformismo sociale e neo-puritanesimo: chi sbaglia viene escluso, anche senza possibilità di riparazione. Il dissenso, l’ironia, l’ambiguità sono vissuti come minacce, non come stimoli.
Conclusione: Etica o Moralismo?
Ciò che sorprende è che questa rigidità non proviene da un’autorità esterna, ma dalla stessa comunità giovanile. È un conformismo dal basso, alimentato dai social, che punisce le deviazioni non attraverso la legge ma attraverso l’indignazione pubblica. Chi sbaglia non è un peccatore, ma un “problematico”; chi dissente non è un ribelle, ma un “insicuro” o uno “strano”; se una ragazza sperimenta e fa esperienze, è una "facile".
In definitiva, la deriva puritana della Generazione Z non è il sintomo di un ritorno al conservatorismo, ma piuttosto il riflesso di una profonda ansia generazionale. È il tentativo, spesso inconsapevole, di gestire l’incertezza attraverso la moralizzazione.
Come scrive il filosofo Byung-Chul Han in La società della trasparenza (2012), “l’eccesso di etica, in assenza di perdono e ambiguità, produce una società della sorveglianza morale in cui ogni deviazione è sospetta”.
L’obiettivo, allora, dovrebbe essere quello di aiutare i ragazzi a integrare la loro sensibilità in un’etica più complessa, che includa l’errore, la tolleranza e la possibilità di cambiare. Perché la vera maturità morale non consiste nel giudicare, ma nel comprendere.
Dott.ssa Serena Tomassetti
Riferimenti:
Haidt, J., & Lukianoff, G. (2018). The Coddling of the American Mind. Penguin Press.
Twenge, J. M. (2017). iGen: Why Today’s Super-Connected Kids Are Growing Up Less Rebellious, More Tolerant, Less Happy. Atria Books.
Illouz, E. (2012). Hardcore Romance: Fifty Shades of Grey, Best-Sellers, and Society. University of Chicago Press.
Nagle, A. (2017). Kill All Normies: Online Culture Wars from 4chan and Tumblr to Trump and the Alt-Right. Zero Books.
Han, B.-C. (2012). La società della trasparenza. Nottetempo.
Journal of Adolescent Health (2021). “Sexual Activity and Relational Anxiety in Gen Z Cohorts”.
American Psychological Association (2023). Gen Z and Moral Cognition: Between Sensitivity and Control.
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