Quando mamma e papà si separano
- Dott.ssa SerenaTomassetti
- 5 giu 2020
- Tempo di lettura: 6 min
La separazione dal coniuge può mettere a dura prova il benessere psicologico ed emotivo di una persona: le speranze e le aspettative che avevamo riposto nell’altro lasciano il posto a sentimenti di inganno e disillusione. In alcuni momenti la sofferenza può far apparire l’altro come un estraneo, le diatribe legali possono generare sentimenti di rancore o di rivalsa.
Se i due coniugi in via di separazione sono anche genitori, l’elaborazione e la gestione del nuovo assetto familiare si complica ulteriormente.

Spesso non è chiaro ai genitori quali sono le strategie migliori per comunicare al bambino ciò che sta avvenendo, quando è il momento migliore per farlo. Molti genitori sono preoccupati che la separazione comporti un trauma per il bambino, o che sarà difficile “convincerlo” ad andare a casa dell’altro coniuge nei giorni stabiliti.
Normalmente, la maggior parte dei bambini accetta ed elabora la separazione dei genitori in circa due anni. Esistono tuttavia alcune accortezze che possono facilitare il processo di elaborazione. Proviamo a rispondere insieme ad alcuni dei più frequenti interrogativi:
1. Qual è il momento giusto per dire a mio figlio che ci stiamo separando?
Il bambino, anche se piccolo, avverte un’atmosfera particolare prima della separazione. Pertanto è bene prepararlo parlandogli ad esempio delle difficoltà di comunicazione degli adulti precisando che si tratta di un problema di coppia e che lui deve restare al di fuori di questo. Se i genitori non sono ancora sicuri della loro decisione è meglio attendere, finché non si è certi della propria scelta non si dovrebbe mai menzionare una separazione. In caso di dubbio, è preferibile spiegare al figlio le difficoltà e incomprensioni coniugali senza accennare alla possibilità di una separazione. È possibile dire che tra mamma e papà le cose non vanno molto bene, ma che non lui deve preoccuparsi e che gli comunicheranno cosa decideranno di fare. Questo può alleviare i timori del figlio. Quando la decisione è stata presa i genitori possono parlargli, insieme, della loro difficoltà ad andare d’accordo e della scelta di vivere in due case diverse.
2. Come spiego a mio figlio che abbiamo deciso di separarci?
I bambini devono essere informati in modo diverso a seconda della loro età: dai sette anni chiederanno chiarimenti, vorranno ascoltare le spiegazioni, mentre i più piccoli non comprenderanno pienamente la situazione e si concentreranno di più sugli aspetti concreti (dove dormiranno, se avranno una cameretta nella nuova casa, se potranno invitare degli amichetti, ecc.). Va comunicato insieme, specificando che il bambino non è responsabile della separazione e che non c’entra niente con la decisione dei genitori.

Se il bambino chiede spiegazioni dettagliate sulle motivazioni che hanno condotto alla fine del rapporto, occorre dialogare con lui, concordando prima insieme cosa condividere con lui e cosa no. È bene dire la verità in modo chiaro e adeguato all’età del bambino, mostrando rispetto per la scelta dell’altro genitore. In genere la prima reazione del bambino è di rifiuto, può chiedere ai genitori di cambiare idea, cercare di convincerli a restare insieme anche mettendo in atto comportamenti inadeguati. È importante avere pazienza e rispondere a tutti i suoi dubbi, poiché si ha l’occasione per insegnare al bambino che gli amori finiscono e che dobbiamo accettarlo: non si può costringere qualcuno ad amarci a tutti costi.
È essenziale inoltre far comprendere bene al bambino che, se l’amore coniugale può spegnersi decretando la fine della coppia, l’amore per i figli è indistruttibile. Quando la coppia si separa, infatti, spesso il figlio si chiede se vogliono lasciare anche lui. Perciò, anche se ci sembra scontato, dobbiamo fare chiarezza sul fatto che l’amore per il bambino è stabile e sicuro, spiegando che il legame emotivo con lui non verrà mai interrotto.
3. Come devo comportarmi con il mio ex coniuge davanti al bambino?
È bene cercare di mantenere un buon clima con l’ex partner e ridurre il più possibile le conflittualità e le ostilità reciproche. Quando il disaccordo della coppia permane e ad esempio uno vuole separarsi e l’altro no, il bambino rischia di subire un trauma, che può ripercuotersi sulle sue future relazioni sentimentali.

È importante parlare al bambino dell’amore che c’era un tempo tra papà e mamma, parlargli dell’incontro dei genitori e del loro desiderio di vivere insieme. Sapere che il padre la madre si sono amati, che tutti e due hanno avuto voglia di fare un figlio è una testimonianza preziosa. Anche lui un giorno lo sperimenterà ed è importante spiegargli che l’innamoramento è un bisogno dell’essere umano.
4. Ogni tanto mio figlio ascolta i miei sfoghi, può essere dannoso per lui?
È normale che i vissuti dolorosi di ciascun coniuge emergano in qualche misura. Tuttavia, se un genitore si sente abbandonato dal partner ed è spesso arrabbiato o triste, è possibile che anche il bambino sperimenti la stessa sensazione e lo manifesti con frasi del tipo: “Papà ci ha abbandonati”, “La mamma urlava troppo e il papà se ne andato”. In questo modo il bambino produce interpretazioni e attribuisce colpe a un genitore o all’altro in modo spesso arbitrario e disfunzionale. Ogni genitore deve stare molto attento a non denigrare l’altro, anche se ha commesso un grosso torto. Attaccare il partner significa trasmettere i propri sentimenti al figlio e questo rischia di distruggere anche una parte del bambino, con esiti potenzialmente traumatici. È bene coltivare degli spazi appositi e protetti per lasciar fluire i propri vissuti di rabbia e tristezza, senza condizionare involontariamente il bambino.
5. Mio figlio si rifiuta di andare dall’altro genitore, cosa posso fare?
Innanzi tutto è necessario comprendere le ragioni del rifiuto. Quando un figlio dice alla madre che non vuole andare dal padre, o viceversa, questo comportamento può sottendere diverse motivazioni. Può essere un modo per rifiutare la separazione, ignorando le nuove regole e restando nella casa in cui è cresciuto. A volte può essere un modo per compiacere uno dei due genitori che vuole continuare a essere il suo “preferito”.

Oppure è possibile che il figlio si senta in colpa di lasciare un genitore per andare dall’altro: pensa al genitore che si sente triste e solo senza di lui, si sente sleale nei suoi confronti, specialmente se lo percepisce come il genitore più debole, o quello che sta peggio per la separazione. Ad esempio, un bambino può litigare all’improvviso con il padre prima di rientrare dalla madre per mostrare a quest’ultima che non è stato bene senza di lei o per non soffrire troppo per la separazione dal padre, con cui ha trascorso momenti piacevoli. In generale, è bene rispettare con costanza i giorni stabiliti, tuttavia è importante tenere in considerazione che i passaggi da un genitore all’altro sono spesso faticosi per il bambino, che li deve soddisfare entrambi. Perciò è bene mostrare al bambino di comprendere e accogliere i suoi stati d’animo, in modo che si senta libero di esprimere i suoi sentimenti.
6. Io e il mio ex abbiamo mantenuto dei buoni rapporti. È una buona idea andare in vacanza tutti insieme?
Nella prima fase dopo la separazione, può essere doloroso e confusivo per il bambino passare del tempo insieme ad entrambi i genitori. Andare in vacanza tutti insieme rischia di inviare al bambino messaggi contraddittori o false speranze di riappacificazione. Dopo qualche tempo, in circostanze particolari in cui il figlio esprime il desiderio di vedere entrambi genitori, si può valutare la possibilità di un incontro congiunto, ad esempio in occasione del compleanno del bambino.

7. Come faccio a trovare un nuovo equilibrio familiare?
Naturalmente, dopo la separazione i ruoli devono essere in parte ristrutturati. Ogni genitore deve assumere ruoli che prima erano ripartiti tra due genitori: ad esempio, non potrà più esserci una divisione netta tra un genitore autoritario e l’altro più permissivo. Ognuno di loro dovrà trovare un nuovo stile, equilibrato e coerente, che fornisca limiti e confini realistici (regole, orari, ecc.) ma anche vicinanza affettiva, conferme e protezione.
Quando l’affido è congiunto, è preferibile che non sia soltanto un genitore a occuparsi della quotidianità (compiti, sport, ecc.) mentre l’altro si fa carico degli svaghi, dei weekend e delle vacanze. Anche in presenza di differenti stili educativi, è bene cercare di trovare un compromesso che dia al bambino un senso di stabilità e coerenza anche nei passaggi da un sistema di regole all’altro.
Quando la sofferenza dei genitori o il loro disaccordo è tale da rendere complicato il ricorso a queste strategie è possibile chiedere aiuto a un mediatore familiare o a un terapeuta per trovare di comune accordo il modo giusto per fronteggiare la separazione e per comunicarlo al bambino.
Dott.ssa Serena Tomassetti





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